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Sassu Dal mito alla realtà Dipinti degli Anni Trenta

Sassu Dal mito alla realtà Dipinti degli Anni Trenta
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Skira Milano
2008 152
24x29 (cm) 112 ill. a colori e 11 b/n - colors and b/w ills
bross. ill. a colori con alette - paperback Nuovo - New
Italiano - Italian text   1200 (gr)
8861308856 9788861308855
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Milano, Palazzo Reale, 18 giugno - 7 settembre 2008.

Testi di Giulio Carlo Argan, Giuseppe Bonini, Fabio Magalhaes, Vittorio Sgarbi, Werner Spies.

Gli Anni Trenta rappresentano, nella lunga ricerca artistica di Sassu (Milano, 1912 – Pollensa, Maiorca 2000) la stagione più ricca, sia dal punto di vista della sperimentazione linguistica, sia dal punto di vista della messa a fuoco dei soggetti, ai quali l’artista tornerà ciclicamente per tutta la vita. Come scrive Spies, “durante gli anni trenta il mito rappresenta l’espressione simbolica delle illusioni e delle paure di un’intera generazione di giovani, che si affacciava alla vita nel difficile periodo tra due guerre mondiali”. Secondo Vittorio Sgarbi questa monografia “offre un osservatorio privilegiato per cogliere il viraggio dal mito alla realtà, dall’esigenza di ridurre la realtà a forma all’esigenza di dare una forma alla realtà”. Un viraggio che, come acutamente aveva colto Renato Guttuso, è anche una ripetuta oscillazione: conosce entusiastiche scoperte e meditati ritorni. “La questione essenziale per Sassu giovane era decidere la sua oscillazione tra mito e realtà, era vestire quei suoi uomini nudi”, aveva scritto infatti Guttuso nel 1959 (nella presentazione della personale di Sassu, alla Galleria delle Ore, a Milano). Attraverso la splendida e composita saga degli Uomini rossi che esibiscono nella loro gioiosa nudità il rifiuto del tempo storico, l’artista approda, verso la fine degli anni trenta, alla messa a punto di quel linguaggio realista che segnerà la sua adesione al movimento di Corrente: del quale è uno degli ispiratori e protagonisti. Esito ideale di questa ricerca è Il Grande Caffè, iniziato nel 1936, ma portato a termine solo nel 1939, dopo la lunga interruzione dovuta all’arresto di Sassu, accusato di cospirazione. Il grande dipinto (141 x 200 cm) è emblematico dell’approdo di Sassu a una scrittura del reale che rifiuta ormai sovrapposizioni formali. (T-CA)

 
 

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